in copertina: Epidendrum porpax | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇧🇴 🇨🇴 🇨🇷 🇬🇹 🇭🇳 🇲🇽 🇳🇮 🇵🇦 🇻🇪 Descritto nel 1855 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach. Nativo dell’areale dal Messico al Nord del Venezuela fino alla Bolivia dove cresce epifita sugli alberi a un’altitudine di 400-1800 metri, a sviluppo simpodiale con fusti corti ed eretti che arrivano a 8 cm di lunghezza. Le infiorescenze si sviluppano all’apice degli steli, portano da 1 a 3 fiori di circa 3 cm di diametro. Agli inizi degli anni 2000 il botanico messicano Eric Hágsater separa l’Epi. porpax inserendo l'Epi. peperomia affermando che quest’ultimo differisce per i suoi fiori aventi un labello più largo che lungo, dalla forma maggiormente arrotondata e dai margini più irregolari; inoltre l’Epi. peperomia è originario solo della Colombia e del Venezuela.

💦 🚿 Irrigazioni
Necessita di un breve e molto leggero periodo invernale di riposo fresco e asciutto senza lasciare che gli pseudobulbi si disidratino eccessivamente. Durante il periodo di sviluppo vegetativo invece bagnature frequenti senza lasciare asciugare troppo tra le varie annaffiature.

🍽 😋 Concimazioni
Sospese durante il periodo di riposo. Durante il periodo di sviluppo vegetativo è preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità medio-alta, sole diretto schermato e da evitare nelle ore centrali estive, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Serra intermedia/intermedia-fredda, massima estiva non oltre i 28 gradi, minime invernali non sotto i 14 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Umidità medio alta (UR almeno 70%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Sensibile agli eccessi di umidità. Consigliato su zattera a radice nuda o con un sottile strato di sfagno, condizione che però richiede umidità sopra il 70%; in alternativa in cestello con bark di pezzatura medio-grande e carbone vegetale naturale.

📸 🤳 In foto l’Epidendrum porpax coltivato da Claudio Giuseppe Cabassi.

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