in copertina: Phalaenopsis cornu-cervi | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇧🇩 🇲🇲 🇹🇭 🇱🇦 🇻🇳 🇲🇾 🇮🇩 🇵🇭 Descritta nel 1828 come Polychilos cornucervi e in seguito riclassificata nel 1860 come Phalaenopsis cornu-cervi dai botanici tedeschi Karl Ludwig von Blume e Heinrich Gustav Reichenbach. Originaria del Sud-est asiatico, cresce epifita nei boschi umidi ombrosi o, più raramente, litofita sulle rocce esposte al sole ad altitudine di 200-900 metri; dagli ambienti che abita questa specie, di così diverse caratteristiche, deriva la sua adattabilità di coltivazione. È di dimensioni contenute, a sviluppo monopodiale portante foglie oblungo-lanceolate lunghe fino a 15-20 cm.

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari tutto l’anno, con l’abbassarsi delle temperature minime far asciugare tra una bagnatura e l’altra.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità media, sole diretto schermato in inverno, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia-calda, minima preferibilmente non sotto i 18 gradi a meno di tenere la pianta abbastanza asciutta e comunque per breve tempo.

💨 🧖 Ambiente
Mediamente umido (UR 50-60%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Bark di pezzatura media, in base al proprio ambiente di coltivazione possibile aggiungere qualche inerte (agriperlite, zeolite o pomice).

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In foto la Phalaenopsis cornu-cervi f. chattaladae coltivata da Luca Michelotto.

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in copertina: Catasetum pileatum | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇧🇷 🇻🇪 🇨🇴 🇪🇨 🇹🇹 Descritto nel 1882 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach. Originario del Nord del Brasile, del Venezuela, della Colombia, dell’Ecuador e di Trinidad e Tobago dove cresce da litofita a semi-terricola nei detriti vegetali nella parte superiore del terreno, e molto più raramente epifita, a sviluppo simpodiale. Forma pseudobulbi che affondano le loro radici nel terreno argilloso delle pianure tropicali, ad altitudini inferiori a 200 metri.

Il ciclo di crescita è suddiviso in due periodi abbastanza definiti:

😴 💤 🍂 uno di riposo, in cui affronta una stagione fredda e secca prolungata nel quale perde tutte le foglie;

⏰ 🔔 🌳 uno di crescita, con stagione calda e umida, in cui dai vecchi pseudobulbi sviluppa le nuove vegetazioni.

I Catasetum sono famosi in coltivazione per la particolarità dei fiori unisessuali, ovvero a seconda delle condizioni vengono sviluppati:

🕺 💁 fiori maschili dai colori più decisi e forme più aperte, possiedono delle antenne molto sensibili che, una volta toccate, scattano e rilasciano il polline sull’impollinatore dove si appiccicano e vengono così portati sui 💃 💁 fiori femminili dai colori meno intensi e forme incave.

Raramente i fiori maschi e i fiori femmina crescono insieme sulla stessa pianta, è più probabile lo sviluppo di 🧔 🧔 fiori ermafroditi, di forma e colore tendenti a quelli femminili e senza polline.

Le infiorescenze escono dalla base degli pseudobulbi, sono lunghe fino a 35 cm, dal portamento da erette a pendenti e portanti fino a 10 fiori di 4 cm di diametro.

💦 🚿 Irrigazioni
Completamente sospese nel periodo invernale di riposo fresco e asciutto (possibile qualche vaporizzazione superficiale nel caso in cui gli pseudobulbi si disidratino eccessivamente). Durante il periodo di sviluppo vegetativo invece bagnature frequenti senza lasciare asciugare troppo tra le varie annaffiature.

🍽 😋 Concimazioni
Completamente sospese nel periodo invernale di riposo fresco e asciutto. Durante il periodo di crescita fertilizzazioni costanti con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità medio-alta, sole diretto schermato e da evitare nelle ore centrali estive, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia-intermedia/calda, minima invernale preferibilmente non sotto i 10 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Mediamente umido (UR 60% e superiore) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
In vaso con bark di pezzatura media, lana di roccia e agriperlite o zeolite.

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In foto il Catasetum pileatum, illustrazione di William Curtis per il «Curtis’s Botanical Magazine».

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in copertina: Bulbophyllum Elizabeth Ann | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇹🇭 🇨🇳 🇮🇳 🇳🇵 🇧🇹 🇲🇲 Ibrido registrato da J. Chambers nel 1969. È un ibrido primario, ovvero tra due specie, che in questo caso sono Bulb. longissimum e Bulb. rothschildianum. Entrambe le specie genitrici sono state inizialmente descritte come genere Cirrhopetalum successivamente riclassificato, collocandole nel genere Bulbophyllum. Forma pseudobulbi ovoidali, di circa 3-6 cm, aventi all’apice una foglia oblunga di 10-15 cm. Questo ibrido è molto noto per le sue vistose infiorescenze, pendenti e portanti, all’apice dello stelo sottile, un ventaglio con 4-8 fiori di colore viola con fondo rosa e di 15-20 cm di lunghezza. L’odore emanato dai fiori non è gradevole, tendente al fetido, ma non eccessivamente fastidioso!

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari tutto l’anno non facendo mai asciugare troppo il substrato.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità media, sole diretto schermato solo nei mesi invernali, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia/intermedia-calda, minima preferibilmente non sotto i 16 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Mediamente umido (UR 60% e superiore) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Preferibilmente in vaso o ancora meglio in vaso-ciotola, più largo che alto, così da lasciare spazio alla crescita dei nuovi pseudobulbi; bark di pezzatura medio-piccola, sfagno e pomice.

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In foto il Bulbophyllum Elizabeth Ann ‘Buckleberry’ coltivato da Matteo Baldon.

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in copertina: Masdevallia guttulata | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇪🇨 Descritta nel 1877 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach. Endemica dell’Est dell’Ecuador dove cresce epifita, a sviluppo simpodiale, lungo i corsi d’acqua delle foreste pluviali a un’altitudine di 400-1100 metri. Questa cespitosa miniatura forma steli sottili ed eretti portanti all’apice un’unica foglia coriacea, oblunga ed ellittica, lunga 6-8 cm; le infiorescenze, a fiore singolo ma dalla fioritura sequenziale, si ergono ben oltre l’altezza delle foglie raggiungendo una lunghezza di 24-30 cm.

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari tutto l’anno.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi molto basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce indiretta, intensità media/medio-bassa.

🤒 🌡 Temperature
Serra intermedia/intermedia-fredda, massima estiva non oltre i 30 gradi, minime invernali non sotto i 10 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Umidità medio alta (UR almeno 70%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Su zattera con un sottile strato di sfagno, condizione che però richiede umidità sopra l’80%; in alternativa in cestello con bark di pezzatura media, inerti e carbone vegetale naturale. Il cestello può essere posto dentro un vaso di terracotta da tenere bagnato così da indurre attorno alla pianta un microclima umido e fresco.

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In foto la Masdevallia guttulata coltivata da Francesca Barresi.

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in copertina: Gomesa colorata | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇧🇷 Descritta nel 1994 come Oncidium coloratum dai botanici tedeschi Willibald Königer e Johann Georg Weinmann e in seguito riclassificata nel 2009 come Gomesa colorata dal botanico britannico Mark Wayne Chase e dal botanico statunitense Norris Hagan Williams. Endemica del Sud-est del Brasile dove cresce epifita, a sviluppo simpodiale, lungo la costiera montuosa a un’altitudine di 300-1000 metri. È di piccole dimensioni, forma pseudobulbi ovali e compressi portanti all’apice una foglia lanceolata verde brillante; le infiorescenze, lunghe fino a 15 cm, portano da 3 a 6 fiori di 1,5 cm di diametro dai colori che vanno dal crema al rosso.

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari dalla primavera all’autunno, da ridurre sensibilmente in inverno con l’abbassarsi delle temperature minime e della quantità di ore di luce.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità media/medio-alta, sole diretto solo se schermato nei mesi invernali, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia/intermedia-calda, minime non sotto i 14 gradi a meno di tenere la pianta asciutta nel leggero riposo invernale.

💨 🧖 Ambiente
Umidità medio-alta (UR almeno 70%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Sensibile agli eccessi di umidità. Consigliato su zattera a radice nuda o con un sottile strato di sfagno, condizione che però richiede umidità sopra il 70%; in alternativa in cestello con bark di pezzatura medio-grande e carbone vegetale naturale.

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In foto la Gomesa colorata coltivata da Angela Bove.

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in copertina: Gastrochilus acutifolius | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇮🇳 🇨🇳 🇳🇵 🇻🇳 Descritto nel 1833 come Saccolabium acutifolium dal botanico inglese John Lindley e in seguito riclassificato nel 1891 come Gastrochilus acutifolius dal botanico tedesco Carl Ernst Otto Kuntze. Originario dall’Himalaya alla Cina (Sud-ovest di Yunnan) dove cresce epifita, a sviluppo monopodiale, nelle foreste primarie semidecidue a un’altitudine di 700-900 metri. La pianta, di dimensioni medio-piccole, sviluppa dall’apice foglie lineari, oblunghe e acuminate; l’infiorescenza racemosa è a portamento corimboso (i pedicelli fiorali sono progressivamente più corti così che, pur partendo da posizioni diverse sull’asse dello stelo, i fiori risultano disposti tutti sullo stesso piano), densa fino a 8 o più fiori profumati, lunga 5 cm.

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari dalla primavera all’autunno, da ridurre sensibilmente in inverno con l’abbassarsi delle temperature minime e della quantità di ore di luce.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Intensità medio-alta, sole diretto (schermato nelle ore centrali estive) emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia/intermedia-calda, minime non sotto i 14 gradi a meno di tenere la pianta asciutta nel leggero riposo invernale.

💨 🧖 Ambiente
Umidità medio-alta (UR almeno 70%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Sensibile agli eccessi di umidità. Consigliato su zattera a radice nuda o con un sottile strato di sfagno, condizione che però richiede umidità sopra il 70%; in alternativa in cestello con bark di pezzatura medio-grande e carbone vegetale naturale.

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In foto il Gastrochilus acutifolius coltivato da Glerta Sadedini.

Gastrochilus acutifolius

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in copertina: Cymbidium dayanum | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇨🇳 🇯🇵 🇹🇼 🇱🇦 🇲🇾 🇵🇭 🇹🇭 🇻🇳 Descritto nel 1869 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach. Nativo dell’Asia orientale, distribuito dall’Himalaya, al Giappone fino alla Malesia, ad altitudini comprese tra i 200 e 1800 metri. È stato introdotto nelle isole Hawaii dove è oramai naturalizzato. Di medie dimensioni, cresce prevalentemente epifita, ma anche terricolo (geofita), a sviluppo simpodiale formando pseudobulbi molto compressi tra loro, ellissoidali, portanti 5-12 foglie dalla forma lanceolata, leggermente coriacee e di colore verde chiaro. Le infiorescenze si sviluppano dalla base degli pseudobulbi, dapprima erette e poi ricadenti, racemose, lunghe fino a 30 cm e portanti da 5 a 15 fiori grandi 4-5 cm.

💦 🚿 Irrigazioni
Necessita di un leggero periodo invernale di riposo fresco e asciutto. Durante il periodo di sviluppo vegetativo invece bagnature frequenti senza lasciare asciugare troppo tra le varie annaffiature.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi medio-basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità medio-alta, sole diretto schermato e da evitare nelle ore centrali estive, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Intermedie, massima estiva non sopra i 28 gradi e minima invernale preferibilmente non sotto i 10 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Mediamente umido (UR 60% e superiore) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠🪴 Substrato
In vaso con bark di pezzatura medio-piccola, lana di roccia e agriperlite o zeolite.

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In foto il Cymbidium dayanum coltivato da Mauro Montanari.

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in copertina: Isabelia virginalis | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇦🇷 🇧🇷 🇵🇾 Descritta nel 1877 dal botanico brasiliano João Barbosa Rodrigues. Originaria del Nord-est dell’Argentina, del Sud e del Sud-est del Brasile e del Paraguay, dove cresce epifita nei detriti tra le fessure degli alberi o litofita sulle pietre arenarie. Questa miniatura simpodiale sviluppa pseudobulbi del tutto avvolti in fitte reti di fibre, con all’apice una singola foglia aghiforme. I suoi piccoli fiori bianchi o sfumati rosa pallido di circa 1 cm di diametro crescono singolarmente all’apice di ogni vegetazione.

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari tutto l’anno. Bagnature frequenti facendola però leggermente asciugare tra le annaffiature.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi molto basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce brillante, intensità media, sole diretto schermato solo nei mesi invernali, emisfero nord.

🤒 🌡 Temperature
Serra intermedia/intermedia-fredda, massima estiva non oltre i 25 gradi, minime invernali non sotto i 10 gradi.

💨 🧖 Ambiente
Umidità medio alta (UR almeno 70%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Molto sensibile agli eccessi di umidità e altamente predisposta ai marciumi radicali. Consigliata su zattera a radice nuda o con sfagno.

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In foto la Isabelia virginalis coltivata da Luca Pessina.

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in copertina: Phalaenopsis tetraspis f. imperatrix | © Società Felsinea di Orchidofilia APS

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🇮🇳 🇮🇩 Descritta nel 1870 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach. Originaria dalle isole Andamane e Nicobare e dall’isola di Sumatra dove cresce epifita, a sviluppo monopodiale, nelle foreste tropicali al livello del mare. Dopo varie vicissitudini tassonomiche, l’ultima delle quali a cura del botanico tedesco Olaf Rainer Gruss, dal 2016 al 2019 sono state riclassificate una serie di forme e varietà di questa specie, oltre a porre fine (forse) alla classificazione come specie a sé della Phal. speciosa,  le quali, così come accettato dai Royal Botanic Gardens, Kew, sono tutte sinonimi eterotipici (o sinonimi tassonomici) della Phal. tetraspis. Riassumendo (non troppo esaustivamente, sarebbe necessario un trattato 📝 📃 ) nel complesso di questa specie abbiamo quindi:

  • La Phalaenopsis tetraspis nella forma tipo con fiori color bianco-avorio e le punte dei tepali da giallastre a verdastre, ma anche nella forma con possibilità di presenza di righe o sottili strisce irregolari e asimmetricamente disposte (commercialmente distribuita come ‘Stripes’) oppure nella forma con i tepali più o meno diffusamente tendenti al verde (commercialmente distribuita come ‘Green’).
  • La Phalaenopsis tetraspis f. speciosa con fiori a sfondo bianco-avorio e macchie striate dai toni che possono essere rosa o viola oppure rossi. La particolarità di queste macchie è che difficilmente sono riprodotte egualmente sui fiori (anche nella stessa infiorescenza): sono per lo più eterogeneamente distribuite senza replicare degli schemi ricorrenti.
  • La Phalaenopsis tetraspis f. imperatrix con fiori in cui la presenza del colore bianco è in tutti i tepali quasi completamente assente, lasciando spazio alla presenza di colori quantomeno omogeneamente distribuiti dai toni rosa o viola oppure rossi, come possiamo osservare nella foto.
  • La Phalaenopsis tetraspis f. christiana in cui i fiori sono chiazzati rosa-porpora nei sepali e i petali sono bianco puro ma… non sempre! Capita anche che uno o entrambi i petali possano chiazzarsi di colore, come capita anche che i sepali, uno o due oppure tutti e tre, siano bianco puro; non delude le aspettative di chi vuole osservare le molteplici possibilità cromatiche a ogni fiore di ogni infiorescenza! La cultivar più conosciuta di questa forma è la famosa ‘C1’.

Insomma, questa Phalaenopsis tetraspis è come una scatola di cioccolatini: ricca di diversi gusti, a ognuno il suo! 🎁

💦 🚿 Irrigazioni
Regolari tutto l’anno, con l’abbassarsi delle temperature minime far asciugare tra una bagnatura e l’altra.

🍽 😋 Concimazioni
Regolari tutto l’anno, preferibile microfertilizzazioni (dosi basse e costanti) con concime bilanciato, calcio, magnesio e biostimolanti.

🌤 💡 Illuminazione
Luce indiretta, intensità media/medio-bassa.

🤒 🌡 Temperature
Intermedia-calda, minima preferibilmente non sotto i 18 gradi a meno di tenere la pianta abbastanza asciutta e comunque per breve tempo.

💨 🧖 Ambiente
Mediamente umido (UR 60%) e ben ventilato specialmente con l’alzarsi della temperatura massima e dell’umidità.

🏠 🪴 Substrato
Bark di pezzatura media, in base al proprio ambiente di coltivazione possibile aggiungere qualche inerte (agriperlite, zeolite o pomice).

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In foto la Phalaenopsis tetraspis f. imperatrix ‘Miki Purple’ coltivata da Antonella Salvati.

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